Papas Vincenzo Matrangolo
Papàs Vincenzo Matrangolo nacque ad Acquaformosa il 6 dicembre 1913. Studiò nel seminario di Cassano Ionio, in quello di Grottaferrata e nel collegio greco di Roma. Il 14 giugno 1936, a Roma, fu ordinato sacerdote da suo zio Mons. Giovanni Mele. L’undici novembre del 1939 fu nominato parroco di Acquaformosa.
Nel piccolo paese italo-albanese svolse la sua opera pastorale fino alla sua morte, avvenuta il 18 novembre 2004.
Appena fu nominato parroco dovette affrontare numerosi problemi, piccoli e grandi. Innanzitutto si adoperò per eliminare le disuguaglianze sociali. Ad esempio, eliminò l’odiosa usanza di accompagnare al cimitero i poveri con la croce di legno, i ricchi con quella d’argento. Nell’ultimo viaggio tutti venivano accompagnati con la croce argentea.
Poi rivolse la sua attenzione alla casa di Dio. Per rendere la chiesa parrocchiale di Acquaformosa conforme ai canoni architettonici orientali, fece costruire l’iconostasi e fece dipingere le icone da uno dei più importanti iconografi del tempo, Giambattista Conti.
Sin dall’inizio del suo apostolato, in cima ai suoi pensieri ci furono sempre i ragazzi e i giovani. Già verso la fine degli anni ’40 dello scorso secolo costruì il campo di calcio, dove anche lui ha giocato fin quasi a novant’anni, poco più tardi realizzò il cinema parrocchiale.
L’opera sociale più importante che fece fu la creazione del Centro di Assistenza preventiva giovanile. Qui dal 1962 ad oggi più di mille ragazzi sono stati assistiti in momenti difficili della loro esistenza. Questi ragazzi furono talmente amati dal fondatore dell’opera, che per essi papàs Matrangolo rifiutò, nel 1981, anche la nomina di vescovo di Piana degli Albanesi.
Papàs Matrangolo fu anche grande studioso, insegnò in vari istituti teologici e scrisse alcune opere che hanno riscosso unanimi consensi: una meditazione sulla Divina Liturgia di San Giovanni Crisostomo, La venerazione a Maria nella tradizione della Chiesa bizantina e Kat’ikona. Della meditazione sulla Madre di Dio, padre Giuseppe Dossetti ha scritto: “è il più bel libro sulla Vergine che io abbia mai letto” (Besa/Roma 02/2007).